N° 41
(PARTE QUARTA)
1.
Hong Kong, un tempo
colonia britannica ora Regione Amministrativa Speciale della Repubblica
Popolare Cinese, Cuore dell’economia asiatica, crocevia di mondi, dove la
cultura occidentale e quella orientale s’incontrano e si fondono solo
apparentemente e dove complessi giochi di potere vengono giocati sia alla luce
del sole che in modi più oscuri e nascosti.
Uno dei fiori
all’occhiello di Hong Kong è il suo sistema sanitario, che con i suoi 13
ospedali privati e gli oltre 50 ospedali pubblici è considerato tra i migliori
del mondo.
È appunto in uno di
questi ospedali che comincia la nostra storia, quando la porta del pronto
soccorso si spalanca di colpo ed appare la figura familiare in armatura rossa
ed oro di Iron Man.
<<Presto!>> urla <<Ci sono dei
feriti che hanno bisogno di aiuto.>>
Immediatamente ecco
entrare, spinte da efficienti paramedici, due barelle con sopra sdraiati due
uomini. Con rapida efficienza lo staff medico dell’ospedale di Hong Kong si
prende cura dei feriti: due uomini occidentali, uno vestito come un uomo
d’affari, con tanto di valigetta ancora assicurata al polso destro, e l’altro,
decisamente più giovane,, che indossa la tuta azzurra degli agenti S.H.I.E.L.D.
Per il giovane medico
che lo sta esaminando, è chiaro immediatamente che è il giovane ad essere più
grave. Senza perdere tempo impartisce una serie di ordini che all’orecchio
dell’uomo in armatura appaiono senza senso. Sembra che l’uomo sappia quello che
sta facendo, però e lui non ha altra scelta che fidarsi.
Iron Man si volge
verso l’altra lettiga, dove l’uomo d’affari cerca di rialzarsi.
-Sto bene.- borbotta.
-A me non sembra proprio.- il medico che lo sta esaminando –Direi che
ha frequenti aritmie. Il suo battito è erratico e potrebbe avere un infarto.-
-Non accadrà se mi lascia fare.- ribatte l’altro –Mi serve solo un
qualsiasi stimolatore elettrico.- senza dare al medico l’opportunità di dire o
fare altro, l’uomo afferra un defibrillatore, dà una rapida regolata ai comandi
e poi se lo appoggia al petto azionandolo.
-Cosa fa? È impazzito?- urla il medico mentre il suo paziente è
percorso da una scossa elettrica di medio voltaggio.
<<Lo lasci fare
dottore.>> interviene Iron Man <<Di solito
Tony Stark sa quel che fa.>>
O almeno lo spero,
omette di dire l’uomo nell’armatura. Nel frattempo Tony Stark è ricaduto sul
lettino ed ora i suoi segni vitali sono tornati costanti.
-Ma come…- esclama il medico.
-Ho un pacemaker che mantiene costante il battito del mio cuore.-
spiega Tony –Era stato disturbato dall’attacco di un nemico, ma l’ho rimesso a
posto.-
Spossato, Tony reclina
la testa sul cuscino e si assopisce. Il medico lo osserva perplesso, poi si
rivolge ad Iron Man, come se notasse solo adesso che la sua armatura è
danneggiata in più punti.
-Ha bisogno di assistenza anche lei?- chiede.
<<Lasci perdere
dottore, sto bene. Le mie sole ferite sono al mio amor proprio.>>
-Cosa le ha fatto questo?-
<<Che lei ci creda
o no, le mani nude di un uomo.>>
Non un uomo comune,
però, pensa Mike O’Brien. Diceva di essere il figlio del Mandarino ed aveva
degli anelli come i suoi per provarlo. Non bastava quel vecchio pazzoide cinese
a combinar guai, doveva saltar fuori anche un figlio della stessa risma .
Mike O’Brien ha
pessimi ricordi del Mandarino, che una volta l’ha quasi ucciso,[1]
ma non per questo si tirerà indietro se ci sarà da combatterlo.
Volge lo sguardo verso
la sala operatoria, dove l’altro ferito è stato, nel frattempo, portato. Se le
cose per Timmy Dugan andranno male come troverà il coraggio di dirlo a suo
padre ed a suo nonno?
Molto lontano da lì,
nella città di New York è notte fonda, ma qualcuno non riesce a dormire.
Meredith McCall non sa dire cosa l’abbia
svegliata. Un rumore o piuttosto una sensazione, forse l’eco di un sogno che
non ricorda già più. Poco importa. Senza far rumore Meredith si alza ed indossa
una corta vestaglietta. A piedi nudi esce dalla sua stanza e percorre il
corridoio fino all’ampio salone dell’attico-residenza di Tony Stark, di cui è
ospite da qualche tempo. Esce nella terrazza ed è accolta dalla brezza
notturna. Tutto a posto, pensa, meglio bere un bicchier d’acqua e tornare a
letto.
Alle sue spalle una figura scivola
nell’oscurità, allontanandosi rapidamente. Stava andando tutto bene, pensa,
almeno finché quella donna non si è svegliata. Lui sa di non aver fatto alcun
rumore, di non aver fatto scattare alcun allarme, eppure è stato come se lei
avesse percepito la sua presenza. Scuote la testa: avrà un’altra occasione.
In un altro luogo, forse molto lontano, forse
no, in un ampio salone in cui fa bella mostra un trono a baldacchino, troviamo
un uomo avvolto negli anacronistici paramenti di un dignitario dell’Impero
Cinese da tempo defunto, Il suo volto aquilino è incorniciato da lunghi baffi
alla mongola, i lunghi capelli sono trattenuti da una specie di tiara, le sue
lunghe dita scompaiono nelle ampie maniche della lunga veste verde mentre
incrocia le braccia e rivolge lo sguardo ai presenti nell’ampio salone, tutti
cinesi come lui, tra cui spiccano un giovane dalla testa rasata ed una ragazza
i cui capelli neri sono legati a crocchia.
-Hai fatto un buon lavoro figlio.- dice infine –Anche se hai
risparmiato la vita del servo di Stark, l’uomo nell’armatura di Iron Man.-
soggiunge improvvisamente.
-Non c’era onore nell’ucciderlo in quel momento, padre.- replica l’uomo
chiamato Temugin.
-Onore…- l’uomo alto si concede un sogghigno -... si… capisco. La
prossima volta però lo affronterai in una battaglia equa e stavolta lo
ucciderai.-
-Credevo che ci tenessi ad ucciderlo personalmente, mio signore.-
interviene la ragazza.
-Quando sarà il momento, mi prenderò la soddisfazione di uccidere il
vero Iron Man, I suoi sostituti per me valgono meno di niente, anche se
riconosco che possono essere avversari di valore. Di questo in particolare ti
occuperai tu con i tuoi speciali talenti, mia cara, è tempo che anche tu ti
diverta.-
-Padre.- interviene Temugin –Non puoi sottrarmi il giusto confronto con
l’occidentale in armatura.-
-E non lo farò: collaborerete a stroncare i nostri nemici proprio come
debbono fare due fratelli.-
-Seguiremo il tuo volere, grande Mandarino.- esclamano i due giovani quasi
all’unisono.
Il Mandarino sorride
soddisfatto.
2.
James Rupert Rhodes
non è contento. Ci sono molti motivi secondo il suo punto di vista. Quando ha
accettato di diventare Presidente e C.E.O.[2]
della REvolution dopo le dimissioni di Tony non aveva riflettuto abbastanza su
certe implicazioni del ruolo. In questo momento vorrebbe tanto essere in
oriente a darle sode al Mandarino ed ai suoi alleati e si rammarica di aver
accettato di restare in quelle che per uno come lui sono le retrovie.
-So che stai pensando.- gli si rivolge Rae Lacoste, sua attuale
fidanzata e prossima moglie, nonché anche lei dirigente della società.
-Davvero?-
-Certo. Ti stai dicendo: “Al diavolo questa scemenza della presidenza.
Adesso mollo tutto, mi infilo la mia bella armatura e vado a far fuori un po’
di cattivi. Dopotutto ci sono in giro abbastanza rivolte che avrebbero bisogno
di una macchina da guerra come la mia.-
-E se anche fosse? Che ci sarebbe di male? Io non sono adatto a fare il
dirigente. Chiunque saprebbe mandare avanti questa baracca meglio di me. Io
sono un soldato, sono sempre stato solo un soldato.-
-Balle. Tony sapeva cosa faceva quando ti ha indicato come suo
successore ed anche tu quando hai accettato. Guarda fuori: c’è un sacco di
gente che dipende da te qui, gente che conta sul fatto che tu non farai crollare
la baracca, come la chiami tu, dopo che un mattoide coi superpoteri l’ha
attaccata o che la difenderai dagli assalti di altri nemici più insidiosi. Hai
delle responsabilità verso chi lavora qui. Rispettale e durante il tuo tempo
libero puoi divertirti a rovesciare tutti i dittatori che vuoi.-
Rhodey scoppia a
ridere e cinge la vita della giovane donna bionda.
-Ogni volta mi rendo conto del perché ho accettato di sposarti, ma
continuo a non capire perché tu voglia sposare un dannato testone come me.- le
dice.
-Perché qualcuno deve pur sopportarti ed impedirti di fare sciocchezze
ogni tanto.- replica Rae sorridendo.
-Solo per questo?-
-Oh ci sono anche altri motivi e magari potremmo discuterne più tardi a
casa.-
Mi pare una buona proposta.-
E per il momento almeno
le malinconie sono dimenticate.
Harold Joseph Hogan,
“Happy” per gli amici, siede sulla sua poltrona di Direttore della Fondazione
Maria Stark e riflette su quanto poco possa essere confortevole quando arriva
il momento di prendere certe decisioni.
Contrariamente a
quanto pensa la gente, i fondi della Fondazione Maria Stark non sono illimitati
ed in questi tempi di crisi certi ricchi donatori stanno facendo i difficili,
per così dire e Happy teme di non avere il talento diplomatico necessario per
persuaderli. Prima di tagliare qualche finanziamento, però, vuole almeno
provare qualcosa di diverso, ma cosa? La vita era decisamente più semplice
quando era solo l’autista di Tony Stark, perché ha accettato questo dannato
incarico? Sa benissimo la risposta: non ha potuto dire di no ad un vecchio
amico.
-Accidenti!- sbotta il vecchio ex pugile.
-Qualche problema Happy?-
A parlare è stata
Rebecca Bergier, responsabile del settore Diritti Umani della Fondazione.
Ragazza in gamba ed anche molto carina, pensa Happy, se solo non fosse… calmo,
si dice, non fare il bigotto adesso.
-Nulla di particolare… a parte trovare il sistema di far sputare ad un manipolo
di ricchi viziati delle sostanziose donazioni. Hai qualche idea di come fare?-
-Non saprei… minacciandoli?-
Happy increspa appena le
labbra, il suo modo di sorridere.
-Potresti avere avuto l’idea giusta.- replica.
-Happy, non penserai davvero…-
-Tranquilla, non ho in mente niente d’illegale… non molto almeno. Ma
parliamo d’altro: come vanno le cose nel tuo settore? Sbaglio o hai parecchio
da fare?-
-Pare che non ci sia angolo di mondo in cui non venga violato qualche
diritto umano e le nostre denunce non sono molto ascoltate, è davvero molto
frustrante.-
-E la tua arma segreta?-
-Parli di War Machine? Lui fa di testa sua. Certo, la tentazione di
indicargli un bersaglio è poi lasciarlo fare è tanta ma… chi sono io per
arrogarmi il diritto di decidere chi merita di essere colpito?-
Prima che Happy possa
pensare ad una risposta, il cellulare di Rebecca squilla e lei risponde.
-Ciao…- il tono della sua voce è inequivocabile per Happy -... si, ne
avrò ancora per un po’. Tu aspettami
pure nel mio appartamento... si, anch’io non vedo l’ora di rivederti.-
-La tua… ehm… fidanzata è tornata in città?-
-Si... e tu non devi fingere che la cosa non ti metta a disagio, sai?
Preferisco la tua ruvida schiettezza all’ipocrisia di parecchi che ho
conosciuto, pronti a sparlare di me alle mie spalle.-
-Ruvida schiettezza? Mi piace. Temevo che tu…-
-Ti prendessi per un omofobo? So che stai facendo del tuo meglio per
non esserlo e mi basta.-
Happy si ritrova a
fare un’altra delle sue smorfie che vorrebbero essere un sorriso.
Quando il dottore esce
dalla sala operatoria sia Tony Stark che Mike O’Brien, nelle vesti metalliche
di Iron Man, trattengono il fiato, finche l’uomo non si toglie la mascherina e
parla:
-Vivrà. L’operazione è perfettamente riuscita. Il ragazzo ha una fibra
forte e si rimetterà, anche se ci vorrà un po’ di tempo.-
-Grazie dottore.- afferma Tony –Non so come avrei potuto affrontare suo
padre e suo nonno se a Timmy Dugan fosse accaduto il peggio.-
Il giovane dottore si permette
un sorriso.
-Sono sempre contento quando non devo dare cattive notizie… peccato che
sia spesso costretto a farlo. Tra poco potrete vedere il paziente, se volete.-
Dopo che il medico si è allontanato, Tony si
rivolge a Mike:
-Chiamerò Tim Dugan e Dum Dum e poi…-
<<… poi io penserò
a dare una lezione al Mandarino.>>
-Non so se è una buona idea.-
<<Non lascerò che
quel bastardo pensi di poterci attaccare e passarla liscia.>>
-Uhm… lascia almeno che rimetta in sesto la
tua armatura. Chiederò a Suzi Endo se posso usare i laboratori della
Stark-Fujikawa.-
Anche se certo il Mandarino non starà ad
aspettare che noi reagiamo, pena Tony… o forse è proprio quello che vuole?
Speriamo di non scoprirlo nel modo peggiore.
3.
Justine Hammer riattacca il telefono e si alza dalla
sua poltrona executive per guardare dalla grande finestra, del suo ufficio di
Vice Presidente Esecutivo della Alchemax Industries, ma sarebbe difficile
affermare che sta ammirando il panorama di New York cavanti a lei. Non si
accorge nemmeno che nell’ufficio è entrato il suo socio Tiberius Stone.
-Che succede?- gli chiede Stone –Sei distratta.-
-Mia figlia sta tornando in città.- risponde Justine senza nemmeno
voltarsi, poi si morde le labbra quasi pentendosi di essersi lasciata andare a
questa confidenza,
-Non sapevo che avessi una figlia.-
Justine si volta e
tira fuori un sorriso un po’ forzato.
-Sono tante le cose che non sai sul mio conto.- risponde –Credevo che
fosse una delle cose che ti piacciono di me. Tu non mantieni qualche segreto
con me?-
Puoi scommetterci mia
cara, pensa Stone.
-Non sono interessato ai tuoi segreti.- replica non del tutto
sinceramente –Mi basta che non interferiscano con gli affari… o con i nostri
progetti per rovinare Tony Stark.-
-Su questo puoi stare tranquillo…- ribatte Justine passandogli le
braccia intorno al collo –Sono determinata a dimostrare che posso riuscire dove
mio padre ha sempre fallito.-
Mentre sente il
profumo della donna e la pressione del corpo di lei contro il suo Ty Stone si
chiede se non può usare queste rivalità familiari a suo vantaggio.
Nella sede della
Stark-Fujikawa di Hong Kong Tony Stark, sotto lo sguardo perplesso di Mike
O’Brien in mutande, finisce di apportare gli ultimi tocchi all’armatura di Iron
Man.
-Praticamente come nuova.- conclude Tony –Avrei preferito avere le
attrezzature del mio laboratorio privato. Ne avrei approfittato per apportare
delle migliorie. Ho delle idee in mente che… ma lasciamo perdere. Ora la tua
armatura è di nuovo integra e sono riuscito ad aumentare l’efficienza delle
celle solari del 10%. Non è molto ma con quello che avevo a disposizione...-
-Devo dire che sono sempre un po’ sorpreso quando ti vedo effettuare da
solo perfino i lavori di saldatura.- commenta Mike indossando l’armatura.
-Se vuoi un lavoro fatto bene, devi fartelo da solo…- replica Tony
infilandosi la giacca ed aggiustandosi la cravatta -… e poi… mi diverte.
Progettare solamente l’ho sempre trovato un po’… noioso. Veder nascere le cose
è decisamente più eccitante. In fondo io sono un ingegnere più che un uomo
d’affari.-
-Capisco.- dice O’Brien chiudendo l’elmo.
-Come va?-
<<Perfetta.
Sono pronto a dare al nostro amico Mandarino la lezione che merita.>>
Tony scuote la testa.
-Sono circondato da Irlandesi testardi pare. Happy l’avrebbe pensata
come te, mi sa… e con Pepper non riesco mai a discutere.-.
<<Nemmeno
io lo farei volentieri. Allora andiamo?>>
Tony non risponde e si
limita ad afferrare la sua valigetta per poi aprire la porta.
Suzi Endo spegne il
monitor ultrapiatto davanti a lei e premendo un piccolo telecomando fa scorrere
la falsa parete che lo copre a viste indiscrete.
Il Mandarino aveva
ragione: le sue microcamere hanno superato anche i sofisticatissimi sistemi
anti intercettazione che Tony Stark si porta sempre dietro. La qualità delle
immagini e dell’audio non era perfettissima, ma ha visto e sentito quanto basta
da capire che il Mandarino aveva visto giusto sulle prossime mosse dei suoi
avversari. Quell’uomo è un vero genio.
Suzi passa la mano
sulla piccola valigetta che è posata sull’elegante scrivania che è sua di
diritto come General Manager della filiale di Hong Kong della Stark-Fujikawa.
Sorride all’idea di cosa c’è dentro. Una parte di lei, una piccola parte a dire
il vero, prova un senso di colpa per aver tradito la fiducia di Tony, ma ne
valeva la pena per quello che ha avuto in cambio. Senza l’aiuto del Mandarino
le ci sarebbe voluto chissà quanto tempo per accedere al pieno potenziale della
tecnologia del guanto di Cybermancer.[3]
Il suo lavoro di reverse-engineering era stato buono, ma non abbastanza. Quello
che il Mandarino era stato capace di fare, rivaleggiava con il lavoro di Tony e
le aveva permesso di aumentare esponenzialmente il potere del guanto e
dell’armatura. Suzi capiva bene come la sua controparte di un universo alternativo
potesse essersi fatta corrompere dal potere che aveva acquisito e le aveva
lasciato in eredità, perché a lei era accaduto lo stesso.
Durante queste
riflessioni la giovane ha estratto il guanto e l’ha indossato sentendo
crepitare la sua energia. Presto lo userà ed allora molte cose saranno
destinate a cambiare. Peccato per Tony, ma a volte è necessario fare scelte
dolorose.
Senza perdere altro
tempo Suzi Endo attiva il comunicatore che le ha dato il Mandarino.
4.
Dire che Howard Finch
è arrabbiato è dire ancora poco e sua moglie se ne accorge non appena lo vede.
Non può biasimarlo del tutto. Lei non è certo esente da colpe: avrebbe dovuto
tornare a Chicago subito dopo il ritrovamento di Kathy, invece...
-Cosa credevi di fare?- la apostrofa Finch –Credevi di poter prendere
nostro figlio e partire per New York per poi restarci, senza che io dicessi
nulla?-
-Howard, io…-
Joanna Nivena Finch
non può proseguire, suo marito la interrompe:
-Non me ne importa un fico secco se ora vivi nella stessa casa di Tony
Stark e non voglio nemmeno sapere se ci sei già stata a letto. Hai già ricevuto
le carte del divorzio, immagino, quindi saprai già che considero il nostro
matrimonio finito. Quello che voglio adesso è riportare a casa mio figlio.-
-Cosa?-
-Hai capito benissimo. Howie è figlio mio, dopotutto. So di non avere speranze
di avere la custodia di Kathy, ma tu e Stark non mi porterete via anche lui.-
-Howard non puoi farmi questo.-
-Oh ii che posso. Credi che mi sarà difficile trovare un giudice qui a
New York o a Chicago che mi dia la custodia di Howie dopo che saprà che mi hai
piantato per andare a vivere con un notorio playboy che già convive con
un’altra donna?-
Joanna china il capo. Forse
di questi tempi suo marito non sarebbe così fortunato quanto dice, Nonostante
le sue colpe lei riuscirebbe ad ottenere la custodia, almeno congiunta, del
piccolo Howie, ma a che prezzo? Non può controbattere alle accuse di Howard
perché sa che sono vere, almeno per quanto riguarda il suo atteggiamento se non
quello di Tony.
-Devo… riflettere.- risponde alla fine.
-Hai tempo sino a lunedì, poi riceverai notizie dai miei avvocati.-
Detto questo, Howard
Finch se ne va. Camminare gli calmerà i nervi, pensa, ed è così assorto nei
suoi pensieri da non accorgersi che gli si è affiancata una limousine finché
non sente una voce che gli chiede:
-Accetterebbe un passaggio Mr. Finch?-
-Lei chi è’?- replica un sorpreso Finch –Come fa a sapere chi sono?-
-So molte cose… ad esempio che abbiamo un nemico in comune, Tony Stark
ed io ho qualche idea per dargli una lezione.-
-Credo… che accetterò quel passaggio dopotutto.-
A Hong Kong Tony Stark
si sdraia sul morbido letto della suite di un lussuoso hotel dove ha preso
alloggio. A quanto pare, non lascerà Hong Kong tanto presto. Non l’avrebbe mai
ammesso con Mike, ma risente ancora degli effetti del colpo di Temugin ed
ha davvero bisogno di un po’ di riposo e
magari anche della possibilità di riflettere su tante cose. Quando ritornerà
a casa deve parlare con Joanna: devono
risolvere in qualche modo la loro intricata situazione. È sicuro che Meredith
abbia capito e sarebbe stato strano il contrario, ma Pepper… non vorrebbe
vedere la disapprovazione nei suoi occhi. Deludere le donne e gli amici sembra
essere la sua specialità. È per questo che a Austin è finito a letto con Maya Hansen
e qui a Hong Kong con Suzi Endo? Per tener fede al suo personaggio e scappare
ancora una volta dai suoi problemi, dalle sue responsabilità?
Pensare a Maya Hansen
gli riporta alla mente la situazione attuale. Maya è ancora in custodia
sull’Eliveicolo. È davvero complice del Mandarino o è solo un’inconsapevole
pedina dei suoi piani? E quali sono davvero i piani del Mandarino? Di certo non
ha scatenato l’assalto delle nanomacchine solo per sadico divertimento. Deve
avere uno scopo, qualcosa tipo la conquista del mondo o almeno dell’estremo
oriente. Finora gli hanno lasciato la prima mossa, ma forse l’iniziativa di
Mike O’Brien lo metterà sulla difensiva.
Tony guarda l’orologio
e si accorge di aver dormito per due ore. Si rizza a sedere sul letto, prende
la sua valigetta e ne estrae una strana apparecchiatura che si pone sulla
testa, quindi parla:
-Ci sei, Mike?-
Mentre è in volo sopra
Hong Kong, nella restaurata armatura di Iron Man, Michael O’Brien sente risuonare
la voce di Tony direttamente nelle sue orecchie.
-Alla perfezione Tony. Come funziona il quel tuo aggeggino?-
<<La telepresenza? Perfettamente. Vedo e sento tutto quello che
vedi e senti tu. È come se fossi lì con te dentro l’armatura.>>
-Ci staremmo un po’ strettini in due. Beh, ecco il palazzo della
Temujin Enterprises, chissà se il vecchio brigante è ancora lì? Lo scopriremo
presto, mi sa.-
Mike atterra davanti
al palazzo e vi entra, incurante degli sguardi dei presenti, per poi dirigersi
senza esitazioni verso la reception.
<<Voglio
vedere Mr. Charles Yuan, adesso.>> afferma.
-Mr. Yuan, non è qui.-
A parlare è stata una donna giovane e di un’eleganza molto curata.
Osservandola attraverso la telepresenza Tony non può fare a meno di pensare che
sembra una versione cinese di Audrey Hepburn nel film “Colazione da Tiffany” , ma non è solo questo. In qualche modo gli è
familiare, come se avesse visto la sua foto da qualche parte molto tempo fa, ma
non riesce a ricordare dove e quando. Una cosa è certa: non è la stessa
segretaria del giorno prima.
<<E
dove si sarebbe nascosto?>> replica Mike.
-Il mio onorevole signore non si nasconde certo da lei, Mr. Iron Man…-
ribatte, calma, la ragazza -… in questo momento ha altri impegni più urgenti…
ma ha lasciato questo per lei.-
Coì dicendo, la
ragazza porge a Mike una piccola scatola e lui quasi senza accorgersene la
prende in mano
<<Per
me? E come…? Oh che importa? Che diavolo è questa cosa?>>
-La apra e lo saprà,-
<<Attento Mike.>> interviene Tony <<Ho una strana
sensazione.>>
<<È
solo una scatoletta di plastica.>> replica O’Brien <<Non
capisco che pericolo potrebbe mai…>>
La ragazza sorride e
solleva la mano destra. Subito la scatola comincia ad ingrandirsi e deformarsi
sino ad avvolgere Iron Man. Mike prova a liberarsi, accorgendosi che di
qualunque cosa sia fatta la cosa che lo sta imprigionando è qualcosa di
resistentissimo e malleabile al tempo stesso. Sembra di affondare nella
melassa.
Improvvisamente la
ragazza abbassa la mano e la trana bolla comincia a contrarsi, avvolgendo Iron
Man in una morsa ferrea.
<<Tony… credo di
essere nei guai adesso.>>
5.
Quando
Maya Hansen riceve la visita di Tim Dugan e Clay Quartermain, le basta vedere
le loro facce per capire che ci sono guai,
-Dottoressa Hansen…- comincia a dire Dugan e
si vede che sta facendo fatica a controllarsi -… mio figlio è in ospedale per
colpa del figlio del Mandarino e per quanto mi riguarda questo significa che se
lei è davvero una complice di quel pazzoide orientale, io mi assicurerò
personalmente che la sua vita diventi un inferno. Se deciderà di collaborare,
però,, lo S.H.I.E.L.D. potrebbe accettare di alleggerire la sua posizione. Se
mio figlio fosse morto né io né mio padre saremmo stati così benevoli da
offrirle quest’opportunità.-
-Io non gliela darei nemmeno adesso.-
interviene Quartermain -In questo momento i nostri uomini stanno entrando nei
suoi laboratori e se troveranno prove che lei ed il suo socio, il dottor
Killian sapevate a cosa servivano veramente i nanofagi che stavate
progettando…-
Clay
lascia volutamente in sospeso la frase, mentre Maya riflette. Ha fatto un patto
con il diavolo ed ora deve pagarne le conseguenze.
Attraverso
il suo apparecchio di telepresenza Tony sta vedendo e sentendo ciò che vede e
sente Michael O’Brien mentre è nell’armatura di Iron Man, il che non fa che aumentare
la sua frustrazione.
<<La forza bruta non serve a nulla
Mike…>> dice <<bisogna trovare un altro modo.>>
<<Se hai dei
suggerimenti, sono pronto a sentirli. Quest’affare
si sta riducendo sempre più con me dentro.>>
<<E con te che rimani della tua dimensione,
qualcosa deve accadere, . L’armatura potrebbe anche reggere e quella… pellicola
spezzarsi, oppure…>>
<<Non voglio
neanche sapere cos’è quell’oppure, se hai un’idea, tirala fuori.>>.
<<Proviamo con una dose concentrata di
uniraggio…ora!>>
Un forte crepitio di
energia, un lampo bianco e la misteriosa pellicola s’infrange
<<Tutto a posto, Mike?>>
<<Credo di si. Mi
sento solo un po’ rintronato, ma passerà. Ora… che fine ha fatto quell’infernale
pupattola?>>
<<Fa attenzione, Mike, ho appena capito chi è la tua avversaria:
è una specie di figlia adottiva del Mandarino che ha affrontato Giant Man
diversi anni fa.[4]
Troverai tutte le informazioni nel database dell’armatura. È capace di
ingrandire e ridurre gli oggetti. Si faceva chiamare Madama Macabra.>>
<<Ma vuoi
scherzare? Come fa una a scegliersi un nome stupido come Madama
Macabra?>>
Così dicendo, Iron Man
esce dal palazzo per ritrovarsi davanti la ragazza cinese. Ai suoi piedi alcuni
modellini di carri armati che cominciano a muoversi verso di lui.
Senza parlare la donna fa dei gesti con le
mani ed i modellini crescono rapidamente davanti agli occhi di Mike O’Brien
fino a raggiungere la dimensione di veri carri armati, che a quel punto sparano
verso il loro bersaglio in armatura rossa ed oro. Mike è proiettato diversi
metri più indietro dagli effetti dei colpi, anche se la sua armatura ha
resistito.
<<Ripensandoci: il
nome sarà anche stupido, ma forse è davvero pericolosa>>
A New York una giornata di lavoro si chiude e
Philip Grant detto il Corvo, responsabile della sicurezza informatica, della
Stark-Fujikawa si lascia andare sullo schienale della sua poltroncina,
stirandosi un po’.
Può anche darsi che Morgan Stark gli abbia
dato la promozione ed un favoloso stipendio perché lui, anche se l’ha scoperto
da poco, è il figlio, sia pure illegittimo, di suo cugino Tony, ma lui si
merita ogni dannato centesimo che gli pagano. Grazie a lui la società è al
sicuro da qualsiasi attacco informatico, per tacere di alcuni interessanti
segreti di cui è venuto a conoscenza grazie a qualche acceso non autorizzato.
Certa gente si arrabbierebbe molto se sapesse cosa ha combinato, ma è
impossibile che se ne accorgano.
-Rimani in questo tuo buco anche stasera?-
A parlare è stata Ling
McPherson, la responsabile per tutta la sicurezza della Stark-Fujikawa, in
pratica il suo capo e per giunta una gran bella donna, che unisce il meglio
della bellezza cinese e di quella celtica. Se c’è una cosa che Philip ha in
comune con l’uomo che ha scoperto essere suo padre, è l’apprezzamento per le
belle donne. Peccato che in genere in quel campo lui sia tanto imbranato quanto
è imbattibile con i computer o con Ling ci avrebbe provato da tempo.
-Anche tu non sembri aver fretta di andartene.- le ribatte.
-Sono molto coscienziosa nel mio lavoro e la tua scusa qual è?-
-Se ti dicessi che mi piace il mio lavoro?-
-Ti crederei… in parte, ma ti consiglierei lo stesso di allontanarti
dal computer almeno per un po’… per il tuo bene.-
-Sembri mia madre… ed io non ho bisogno di una madre… o di un padre.-
-Se è così, perché continui ad incontrarti con Meredith McCall almeno
una volta alla settimana?-
-Mi fai tenere d’occhio?- sbotta lui con voce seccata.
-Mi tengo sempre informata. Ho un paio di reporter scandalistici che mi
devono dei favori e riferiscono tutto quel che sanno su questa società in anteprima.-
-Devo quindi pensare di essere degno della tua attenzione?-
-Non montarti la testa: sei il mio braccio destro, è normale che non ti
voglia perdere d’occhio. Ti piace mangiare cinese?-
-Sono i migliori col cibo take away ed io…-
-Mangi quasi esclusivamente quello ed i TV dinner, lo so, quando ti
ricordi di mangiare.- conclude Ling con una smorfia di disgusto, -Ordinerò io
per te.-
-E mi farai anche compagnia?-
-Chissà?-
Il Corvo si ritrova
inconsapevolmente a sorridere.
6.
Da un’altra parte il Mandarino sorride
soddisfatto: ha portato il suo nemico proprio dove voleva. Ora non resta che
passare alla fase successiva: la neutralizzazione. Con maligna soddisfazione,
afferra un piccolo dispositivo e preme con le dita adunche un minuscolo
pulsante.
Sotto gli occhi di Tony, Madama Macabra
continua a tirar fuori oggetti minuscoli, che poi vengono ingranditi in
micidiali armi da guerra. Nessuna di loro, presa da sola è in grado di
impensierire il portatore dell’armatura di Iron Man, ma tutte insieme sono
in grado di metterlo in seria in
difficoltà, oltre che trasformare Hong Kong in un’anticamera dell’inferno.
-Non perdere tempo a combattere quelle cose.- incita Tony –Raggiungi Madama
Macabra. Stando al rapporto di Hank Pym controlla la crescita dei suoi oggetti per
mezzo di un dispositivo elettronico. Devi distruggerlo,-
<<Ci
sto provando, Tony, ma non è facile. Questi affari spuntano come funghi.>>replica Mike O’Brien.
-Devi riuscirci. Puoi farcela, l’armatura… Ahhhh!!-
Una sorta di scossa
percorre improvvisamente tutto il corpo di Tony Stark, che si accascia di colpo sul letto.
<<Tony…
Tony, che succede? Rispondimi.>>
Ma Tony Stark non è in grado di rispondere. I suoi muscoli sono inerti,
il suo sistema nervoso non risponde più agli impulsi inviati dal suo cervello o
ad altri stimoli esterni. Solo il suo cuore
continua a battere, sia pure più lento.
<<Tony!>>
Mentre la porta della stanza di Tony Stark comincia lentamente ad aprirsi, lontano
dall’hotel, Mike O’Brien si rende conto di essere rimasto solo.
Austin,
Texas. Seduto nel suo laboratorio alla Futurepharm, il dottor Aldrich Killian
sente il metodico rumore che annuncia che presto gli agenti dello S.H.I.E.L.D.
che hanno invaso lo stabilimento riusciranno a sfondare la massiccia porta di
protezione e allora sarà tutto finito. Avrebbe dovuto capire che un patto col
Diavolo porta solo all’Inferno. Lui e Maya avevano venduto la loro anima al
Mandarino per salvare dal fallimento la loro società, avevano finto di non
capire a cosa sarebbero servite le micidiali macchine di morte che stavano
progettando. Ed ora è venuto il
momento per lui di pagare per le sue colpe.
Mentre
la porta cede, Killian impugna saldamente una pistola, poi, davanti agli occhi esterrefatti
del comandante dell’unità degli uomini in tuta blu, se la infila in bocca e
preme il grilletto.
FINE QUARTA
PARTE
NOTE
DELL’AUTORE
Termina anche questa
quarta parte con un cliffhanger che spero abbiate trovato interessante. Ed ora
via alle poche spiegazioni.
1)
Madama Macabra è stata creata da Stan Lee & Bob Powell (per tacere
dell’inchiostratore Frank Giacoia),ed è stata uno degli ultimi avversari di
Henry Pym come Giant Man, prima della chiusura del suo serial su Tales To
Astonish nel luglio del 1965 per lasciar posto a Sub Mariner. Di lei sappiamo
poco. Da bambina stava per essere travolta da un carro allegorico durante una
festa quando fu salvata dal Mandarino, che ne pretese l’affidamento da parte
della famiglia e l’allevò nei suoi valori. Una volta adulta, assunto il nome di
battaglia di Madama Macabra, sfidò Giant Man pretendendo di essere migliore di
lui nell’ingrandire e rimpicciolire le cose, sostenendo di aver acquisito tale
potere in una lamasseria tibetana . Giant Man scoprì, invece, che lei poteva
rimpicciolire o ingrandire solo oggetti di plastica tramite un congegno
elettronico nascosto nella sua parrucca. .Dire che è stata un’avversaria minore
è dire poco. Da allora, infatti, non è stata mai più ripresa, ma voi conoscete
il mio vezzo di recuperare personaggi semidimenticati dal passato.
2)
E così anche la nostra Justine Hammer ha una figlia. Per saperne di
più, però, dovrete aspettare il prossimo episodio. Mi auguro che rimarrete soddisfatti
della mia versione.
3)
Cosa sta accadendo a Tony Stark? Vi darò un solo indizio: rileggete
bene lo scorso episodio e forse capirete qualcosa in più.
4)
A chi dovesse avere delle perplessità su certi siparietti in stile soap
opera, dico due semplici cose: A) rassegnatevi, questo è il mio stile; B) non
tutte le scene sulla vita privata dei
personaggi sono fini a se stesse e prima o poi ne capirete il senso.
5)
Per i più distratti, forse è il caso di ribadire che sia Timothy
Aloysius Cadwallader Dugan Jr. che Timothy Aloysius Cadwallader Dugan III,
detto Timmy, sono mie creazioni originali.
6)
A livello di continuity, questa storia si colloca prima di Vendicatori #78/80
e della miniserie Crossover e relativi tie-in.
Nel prossimo episodio:
Tony Stark nelle mani del Mandarino, Mike O’Brien solo contro i figli del
Mandarino, Philip Grant fa un incontro importante, Kathy Finch Si confronta con
fatti piacevoli Andy Stark copre l’esistenza
della Fatina dei Denti, Arno Stark disegna armature e... oh si, quasi
dimenticavo,: anche lo scontro finale (ma davvero?) col Mandarino.
Carlo
[1] Tanto tempo fa su Iron Man Vol 1° #98/99 (In Italia su Uomo Ragno, Corno, #217/218).
[2] Chief Executive Officer, grossomodo l’equivalente del nostro Amministratore Delegato.
[3] Acquisito in Force Work #22 (In Italia su Iron Man & i Vendicatori #15/16).
[4] In Tales to Astonish #66 (In Italia sull’Uomo Ragno, Corno, #52).